20 novembre 2006

BLOCCHI EMOZIONALI

Ho avuto la fortuna di conoscere, anni fa, una persona che si occupava di vegetoterapia.E una tecnica di psicoanalisi che vede il corpo e la mente come un tutt'uno, dove la libido non è solo di natura psichica ma energia realmente esistente (bioenergia).
Non ho la capacità di spiegare in termini scientifici questa tecnica, lascio ad ognuno il compito di informarsi.
Posso solo dire che questa nuova prospettiva sposta inevitabilmente l'interesse della cura non solo sulla psiche, ma anche sul fisico della persona.
Il nostro fisico reagisce, infatti, alle "pressioni" emotive con reazioni muscolari che determinano veri e propri blocchi muscolari corrispondenti a blocchi psicologici.
Ecco allora che si interviene in forma "fisica" (esercizi detti "actings") per sbloccare il blocco muscolare e, da esso, il blocco psicologico.Molti actings sono legati alla respirazione e alla emissione d'aria.
Ultimamente ho ritrovato, facendo yoga, molti di quei concetti (ovviamente partendo da punti di partenza completamente differenti) e nella meditazione.

Dopo questa doverosa introduzione, arriviamo a quello che volevo analizzare.
Partiamo dal fatto che io trovo questa indivisibilità corpo mente assolutamente consona al mio modo di pensare.
Ma ho iniziato ad analizzare dei modi di dire, quei modi di dire stratificati nel tempo che ripetiamo spesso solo per abitudine, senza soffermarci sulle parole.

E ho trovato come questi meccanismi, in modo "inconscio" fossero già "conosciuti".
Prendo in esame un poco di frasi.

Alcuni dei blocchi emozionali principali colpiscono a livello toracico, diaframmatico, addominale e cervicale.Ecco allora che, quando ci sentiamo particolarmente tesi, abbiamo il collo che ci fa impazzire e immediatamente riconosciamo il dolore al collo come dovuto allo stress o al nervosismo.
Oppure identifichiamo lo stare con le spalle molto rigide come una misura difensiva, che ci pone in modo "duro" contro i problemi (ho le spalle grandi).
Oppure identifichiamo chiaramente un blocco emozionale al centro del petto in una fase di stress o angoscia (mi sento un nodo in gola, un peso sul petto).
Oppure ancora identifichiamo chiaramente a livello viscerale uno stato di angoscia profondo (mi sento lo stomaco rivoltato, un peso sullo stomaco)
Noi identifichiamo inconsciamente come benefico il curare la respirazione (cosa quanto mai giusta) e sentiamo la mancanza e riconosciamo il potere del canto (canta che ti passa)Il canto, in effetti, distrae la mente ma impone anche una respirazione più sincopata e spesso più profonda.
Oppure riconosciamo il bisogno di urlare, per sfogarci, e il bisogno di "scaricarci".
Oppure ancora la tensione la avvertiamo così tanto da sentirci tutti incordati (sono teso come una corda di violino).
Insomma, giungo a conclusione di questo lungo, probabilmente noioso e, forse, inutile discorso.
Mi rendo conto che, per riconoscere l'importanza del mio "corpo" nei miei processi mentali ho avuto necessità di soffermarmi molto sulla cosa.

Ma mi rendo altresi conto che, in fondo, una tale conoscenza è, anche, inconsciamente radicata in me e nella mia memoria culturale.
Impariamo a rispettarci un poco di più, ad amarci un poco di più.Soprattutto noi figli dell'educazione cattolica, volenti o nolenti, siamo figli di una cultura che tende a dividere nettamente corpo e mente.
Ci insegnano a curare la mente, e mai il corpo.
A curare l'anima e non il suo contenitore.
In molti casi ci insegnano, addirittura, di mortificare il corpo per fortificare la mente.
Oppure la cultura moderna e modaiola ci insegna a rispettare il corpo solo come contenitore da mantenere bello per far colpo sugli altri, o per fare carriera.

Ora mi fermo, perchè non so neanche io dove andare a terminare il mio discorso.
Ma ci tenevo a condividere la mia riflessione ed i miei dubbi.